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Saints Row Recensione: caos e follia in un divertente open world

Abbiamo esplorato in lungo e in largo Santo Ileso e fondato un impero criminale in viola nel nuovo Saints Row: siamo pronti a parlarvene.

Saints Row
Recensione: Xbox Series X

Sfrecciare su un’autostrada con un furgone modificato accompagnati dalle splendide note di Piano Concerto 1 di Tchaikovsky, che quasi riescono a riconciliarci con l’esistenza mentre, senza un briciolo di pietà, sfoderiamo una palla demolitrice per spazzar via le auto degli sbirri che hanno avuto l’ardire di inseguirci: in questa immagine fatta di elementi profondamente antitetici e schegge di caos risiede il cuore pulsante di Saints Row, il gioco con cui i ragazzi di Volition hanno segnato un nuovo, folle, punto di partenza per la nota serie nata nel 2006.

Prima di recarci a Santo Ileso, l’assolata città in cui abbiamo dato inizio alla nostra ascesa criminale, vogliamo confermare subito qualcosa che farà molto piacere ai fan di lunga data. In piena continuità con le avventure che l’hanno preceduto, questo reboot di Saints Row è un’ode all’eccesso, un’esperienza all’insegna del divertimento scanzonato e ignorante che potrebbe riuscire, e più volte, a strapparvi un sorriso compiaciuto. Al contempo però ci siamo ritrovati dinanzi a un prodotto per certi versi ancorato al passato e con qualche spigolo più evidente di altri, che a nostro parere non è riuscito a far compiere all’IP un sostanziale balzo evolutivo. Ma adesso bando alle ciance: i Saints ci aspettano.

Il viola è il colore dell’amicizia

Kevin, Neenah, Eli e il protagonista, sono amici inseparabili e vivono in un piccolo appartamentino nella periferia di Santo Ileso. Le bollette da pagare sono salate e il quartetto fatica a sbarcare il lunario, anche perché due dei suoi membri fanno parte delle più grandi gang della città.

Kev infatti si è unito agli Idols, un gruppo anticapitalista (sulla carta) gestito da un misterioso collettivo e dedito a feste in grande stile e rapine, mentre Neenah lavora giorno e notte nell’officina dei Panteros, dei criminali nerboruti appassionati di auto rombanti e bottiglie incendiarie che – sotto il truce sguardo di Sergio – seminano il terrore nei sobborghi. Eli e gli altri accolgono dunque con gioia la notizia dell’assunzione dell’amico/a presso la Marshall, una compagnia militare privata che si occupa di missioni ad alto rischio, capeggiata neanche a dirlo da un cowboy egomaniaco dal grilletto facile. Il nostro eroe è restio a obbedire agli ordini ma si distingue sin da subito e riesce ad assicurare alla giustizia un pericoloso criminale. La sua avventatezza gli costa un ricco bonus, ma le prospettive per far carriera e guadagnare bene sembrano esserci tutte. Sfortunatamente, tra una serie di eventi avversi e richieste impossibili da soddisfare, l’idillio si rompe e il protagonista viene sbattuto fuori dalla Marshall. Per aver scelto l’amicizia anziché la fedeltà alle gang, anche i suoi amici si ritrovano ben presto “disoccupati”, ma la frustrazione collettiva non ci mette molto a lasciar spazio a un’idea: quella di fondare un nuovo impero malavitoso in una chiesa abbandonata da ristrutturare.

Nel dar forma a quest’ascesa criminale, probabilmente soppesando i limiti della formula ludica, il team ha adottato l’approccio “quality over quantity” e ha dato vita a 25 missioni principali all’insegna della varietà e del delirio. Se a queste aggiungiamo un buon numero di attività secondarie (ma sempre di primo piano), alcune delle quali legate a uno spassoso gioco di ruolo dal vivo, sono chiari i motivi per cui abbiamo apprezzato il carattere dell’ultima fatica di Volition.

Incertezze come la mancanza di boss fight più articolate e qualche intoppo sul finale, in altre parole, hanno scalfito solo in minima parte quel che resta un pacchetto più che gradevole, peraltro supportato da una scrittura leggera e dai toni scanzonati, non priva di momenti meno convincenti o battute dimenticabili ma capace di costituire una piacevole cornice narrativa. In tal senso, è importante anche il ruolo giocato dai tre amici del boss, degli individui molto diversi tra loro e discretamente caratterizzati, che ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso verso la “santità criminale”.

C’è molto da fare a Santo Ileso… ma non troppo

Saints Row offre un parco giochi a tema malaffare che per certi versi si allinea con standard ormai superati. Quando bisogna raggiungere un dato luogo seguendo le direttive di missione, ad esempio, non é possibile dedicarsi a nessun altro tipo di attività open world (come aggiungere un bolide nuovo di zecca al garage) e, in altre occasioni, basta portarsi a qualche metro di distanza dall’area operativa per avviare un breve countdown che porta al game over.

Anche il posizionamento di alcuni checkpoint ci è parso non ottimale, e alle volte ci ha costretto a ripetere intere sezioni di gioco. Detto questo, Santo Ileso e i suoi dintorni costituiscono un degno sfondo per l’impresa dei nuovi Saints: dai canyon alle polverose aree di periferia, passando ai quartieri costellati di casinò e palazzi scintillanti, fino ai grattacieli della zona dirigenziale, i ragazzi di Volition hanno costruito un valido palcoscenico per le scorribande del protagonista, e gestito in modo equilibrato tanto gli incarichi proposti quanto l’estensione della mappa. In oltre venti ore di gioco non ci siamo mai sentiti spaesati, né abbiamo mai provato la sensazione di essere un insignificante omino in un mondo sconfinato, nel quale portare a termine un obiettivo equivale a non aver concluso nulla. In Saints Row spendere qualche manciata di secondi per fotografare gli elementi di rilievo dello scenario significa poterli riutilizzare per abbellire la nostra base operativa, mentre rovistare in un cassonetto, dedicarsi alla raccolta di oggetti o ascoltare la storia di una pietra miliare cittadina porta a benefici immediati.

Tra un’esplorazione in tuta alare, che diventa ancor più folle una volta acquisita la capacità di rimbalzare sui cittadini, qualche Lavoretto da prendere in carico e una caccia al ricercato, non ci si annoia facilmente a Santo Ileso, soprattutto una volta ottenuto l’accesso a quella che è una componente cruciale dell’offerta ludica. Al secondo piano della chiesa troviamo infatti la Mappa dell’Impero, tramite la quale potremo avviare tante tipologie di attività di facciata, che in realtà celano intenti ben più loschi.

Da Bright Future, il cui rassicurante nome nasconde in realtà lo smaltimento di rifiuti tossici, fino a Shady Oaks, le cosiddette Imprese Criminali non si aprono con pochi spicci ma valgono ogni centesimo investito e non solo perché elargiscono delle rendite orarie: ciascuna di esse apre infatti le porte alla conquista del quartiere in cui è stata costruita, sia tramite il completamento di missioni dedicate, sia con la lotta alle Minacce, che prevedono scontri con le gang attive nel territorio conteso.

Ancora una volta si palesa quel senso d’equilibrio di cui abbiamo parlato poco fa, perché i compiti connessi all’impresa durano il giusto e, salvo alcuni casi, si sono rivelati piuttosto gradevoli. Per conto del meccanico Jim Rob ci siamo dati al furto di auto sempre più veloci e preziose, mentre con Shady Oaks non abbiamo esitato a lanciarci in mezzo al traffico per frodare le compagnie assicurative di Santo Ileso, dando il via a una sinfonia di esplosioni, rimbalzi scomposti e risarcimenti milionari.

Legate ad alcuni contenuti endgame di cui non vogliamo parlarvi, le Imprese Criminali permettono di accumulare ingenti quantità di denaro, da spendere nei negozi di armi, vestiti e, più in generale, tra le maglie di una personalizzazione omnicomprensiva.

Che vogliate essere uno strano incrocio tra il Corvo e Undertaker o una cowboy assassina con una passione per Harley Quinn, l’editor del personaggio di Saints Row vi permetterà di assecondare ogni vostro desiderio, salvare le vostre creazioni e, grazie all’app Stile dello smartphone, di cambiare voce, sesso, corporatura e perfino gli sticker di censura delle parti intime. La città trabocca di negozi d’abbigliamento, tatuatori e venditori di folli emote, come il saluto al sole di Dark Souls e gesti ben meno nobili che vorremmo scopriste da soli.

Avere l’ultima parola sugli abiti e le auto dei Saints, o su quell’installazione cafona da piazzare al centro della chiesa, non è che la punta dell’iceberg della customizzazione, che vi consentirà di trasformare un lanciarazzi in uno sparapatate o un’anonima berlina in un bolide rombante alla Fast & Furious, con potenziamenti prestazionali, interventi alla carrozzeria, vernici di dubbio gusto, nitro, e – previo il superamento di specifiche sfide – di abilità speciali.

Condividere porzioni di questo viaggio criminale con un amico rende il tutto ancor più divertente, grazie ai meriti di una modalità co-op di cui parleremo più approfonditamente in futuro (l’intera campagna può essere giocata assieme ad un altro utente).

La dura e spassosa vita di un criminale

Che sia per sopravvivere a un assalto in piena regola dopo aver recensito negativamente un locale, o a una fuga da Idols e polizia col Livello di Notorietà alle stelle, in Saints Row la combo sgommate e pallottole si conferma come la costante al centro del gameplay. Dopo una capatina da Friendly Fire con la giusta quantità di denaro, il boss in erba potrà armarsi di tutto punto con una miriade di strumenti di morte, dal machete fino a mitragliette e lanciarazzi. Ci sono poi armi ben meno convenzionali come un fucile in grado di lanciare devastanti colpi energetici o il Pugnus Sanctus Dei, uno spara-cazzotti a ripetizione che vi permetterà di travolgere i malcapitati che vi si pareranno dinanzi.

Di contro, la scivolosità del sistema di mira manuale, che si fa sentire soprattutto se assaliti da un gran numero di avversari, incoraggia ad adottare una specifica soluzione. Puntare l’arma verso un brutto ceffo premendo il tasto mira infatti ne aggancia in automatico la testa per qualche istante, il che spinge a servirsi di questa meccanica più di quanto si vorrebbe e finisce con l’appiattire l’approccio alle sparatorie. Al contrario del combattimento in mischia, rivelatosi sin troppo basilare e a tratti inservibile, gli scontri a fuoco restano comunque divertenti e non solo per merito delle armi. Per ricaricare la salute perduta bisognerà infatti attendere il riempimento di un indicatore per eseguire una delle numerose finisher ai danni di un nemico: da perfette uccisioni alla John Wick, passando per mosse buffe e altrettanto devastanti, fino a calci nelle parti intime con conseguente serie di schiaffoni, questi attacchi conclusivi spezzano con efficacia lo shooting e strappano sorrisi, al pari delle Abilità. Portando a termine missioni e apposite Sfide consultabili da telefono – legate ad ogni aspetto del gioco – il leader dei Saints guadagna esperienza e sale di livello, ottenendo così nuovi talenti da equipaggiare in un menù radiale composto da quattro slot.

Che si tratti di lanciare povere anime verso i compagni con una granata nelle mutande e o bersagliare un avversario con pugni fiammeggianti in stile Liu Kang, le Abilità sono la ciliegina sulla torta del combat system, sebbene ve ne siano alcune meno curate sia sul fronte scenico che puramente pratico.

Al contrario dei Vantaggi, divisi in classi di prestigio e connessi a benefit di tipo passivo, questi assi nella manica si possono attivare tramite l’indicatore del Ritmo, da riempire uccidendo nemici in successione senza subire troppi danni: un meccanismo questa che di certo favorisce l’azione sostenuta.

Tra i colossi armati di martello pesante dei Panteros, gli Idols capaci di deflettere colpi con manganelli energetici e i cowboy high tech della Marshall, che si servono anche di trappole per bloccare l’avanzata di The Boss (qui il nostro speciale sull’evoluzione di The Boss in Saints Row), i nemici vantano una discreta varietà e, al netto di un’IA dalle reazioni altalenanti, possono talvolta mettere in difficoltà il nostro criminale con la loro potenza di fuoco.

Siccome non crediamo ci sia il bisogno di raccontarvi quanto sia soddisfacente ridurre le auto in sottilette col monster truck, o assalire le forze nemiche con elicotteri da guerra e VTOL, concentriamoci invece sulla normale esperienza di guida.

A seconda della vettura utilizzata, potremo “decorare” il nostro mezzo con una palla demolitrice, da usare per spazzar via inseguitori e cittadini imbottigliati nel traffico, così come renderlo capace di muoversi come un granchio e schivare ogni ostacolo con estrema facilità, giusto per fare un paio d’esempi. A donare un pizzico d’imprevedibile follia alle fasi al volante ci pensa anche una gestione della fisica sopra le righe, con macchine che a seguito di un urto volano per aria ed esplodono con una facilità disarmante.

Di contro, proprio in virtù di questa impostazione, ci è capitato di finire sottosopra in seguito a sollecitazioni davvero modeste e di poter sbalzar via un’auto della polizia con un’esile moto da cross. In tutta onestà, ci saremmo aspettati qualcosa in più dalla meccanica delle sportellate (scatti laterali che permettono di danneggiare gli inseguitori), magari con la possibilità di mettere a segno differenti tipi di collisioni, ma è chiaro come gli sviluppatori abbiano fatto il possibile per preservare l’immediatezza del gameplay. Se da un lato abbiamo apprezzato la permissività delle derapate, grazie a cui ci siamo tirati fuori da situazioni spinose, dall’altro la scarsa sensazione di velocità e il modello di guida standardizzato, hanno finito col minare l’identità prestazionale dei diversi veicoli.

Un paradiso sporco di sangue

Gioiello del Rio Salinas, la città fittizia di Santo Ileso è un omaggio alla regione sud ovest degli Stati Uniti e, grazie a un’ispirata direzione artistica, saprà offrirvi qualche bel panorama e attimi di pura magia: pensiamo ai tramonti che colorano d’arancio le strade, ai canyon che si allungano oltre i confini della città e a monumenti naturali come Panter Rock, una grande formazione rocciosa che ricorda una pantera.

Graffiti e i murales aggiungono poi un tocco di carattere al teatro urbano, che sa affascinare anche in notturna coi fiumi di luci al neon dei quartieri più ricchi, disseminati di grattacieli che si allungano verso splendidi cieli stellati. Dall’area di El Dorado, coi suoi casinò, fino allo storico Fort Cullen, eretto nel diciottesimo secolo, la città ha una storia da raccontare e basta esplorarla con attenzione per percepirne il “vissuto”.

Ciò detto, sebbene continui a offrire un peculiare tratto cartoonesco senza rinunciare del tutto a una rappresentazione realistica del mondo, il comparto grafico di Saints Row è affetto da alcune criticità, anche su Xbox Series X.

In primis, dobbiamo segnalare la presenza di ben cinque preset grafici a partire da due soluzioni in 1080p, con una che predilige il frame rate massimo e l’altra che attiva l’occlusione ambientale con Ray Tracing. Francamente, visti i sacrifici in termini di definizione, i possessori di pannelli in 4K farebbero bene a evitare queste opzioni, mentre gli altri potrebbero serenamente prenderle in considerazione.

Sempre in relazione all’ambient occlusion in Ray Tracing, considerate le occasionali fluttuazioni del frame rate e l’impatto non così evidente sulla piacevolezza della scena, consigliamo di evitare l’opzione qualità in 1440p in favore della sua controparte prestazioni o della modalità in 4K.

Nel primo caso, ottimale per inseguimenti e scontri a fuoco, il frame rate tende a mostrare qualche oscillazione che comunque non intacca la qualità dell’esperienza, a fronte di una resa corale che manifesta i limiti della risoluzione di riferimento. Pur sacrificando la soluzione più avanzata di ambient occlusion, l’impostazione in 4K vanta un’immagine pulita, nitida e 30 fps senza tentennamenti. In altre parole, è di certo quella che permette di godersi al meglio il buon lavoro svolto sul sistema di illuminazione e tutti i piccoli dettagli di Santo Ileso.

Sia chiaro, i modelli dei protagonisti e la qualità delle texture non fanno gridare al miracolo, complici anche una gestione conservativa del LOD e i numerosi fenomeni di pop-in che abbiamo sperimentato. Facciamo un plauso invece alla selezione di tracce per le stazioni radio, che spaziano tra rock, rap, e l’immancabile musica classica, e anche alla buona interpretazione del cast, che ha saputo dare carattere a nemici e comprimari.

Saints Row
Saints RowVersione Analizzata Xbox Series XIl reboot di Saints Row offre un’esperienza divertente, resa ancor più varia dalle numerose Imprese Criminali e capace di elargire sorrisi, vista la presenza di folli armamenti da scoprire e Abilità fuori dall’ordinario. Oltre al viaggio di fratellanza alla base del racconto, il vero elemento che spinge a prolungare la permanenza a Santo Ileso è la sconfinata personalizzazione, che vi permetterà di avere l’ultima parola su look di personaggi, armi, auto e del QG dei Saints. Ancorata per certi versi a stilemi del passato, l’ultima fatica di Volition è affetta da alcune criticità sia sul fronte ludico che prettamente grafico e più in generale non riesce a far raggiungere nuove vette evolutive alla serie. Detto questo, se siete amanti del caos e dei viaggi criminali scanzonati e gestibili, preparatevi a concludere l’estate col botto.

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