Saturday, April 19, 2025
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Speciale iPadOS 16: come cambia il tablet di Apple (se ha M1)

Alla fine è successo davvero. Nel corso del keynote di apertura della WWDC 2022, Apple ha finalmente presentato l’aggiornamento che comincia a dare un senso alla gamma iPad Pro e, più in generale, a tutti i modelli basati su versioni attuali e future dei SoC di classe M, gli stessi che troviamo sui Mac della casa di Cupertino.

Nell’ultimo anno si è parlato molto del motivo per cui Apple si fosse spinta così in avanti sul fronte della potenza, dotando prima gli iPad Pro 2021, poi l’iPad Air di quinta generazione (qui la sua recensione) di una soluzione hardware così avanzata da risultare addirittura superflua per le potenzialità di iPadOS. D’altronde, sino ad oggi, iPadOS 15 presenta dei limiti software che non permettono di spingere oltre gli iPad più prestanti, che restano ingabbiati da un sistema operativo che pone paletti sin troppo rigidi per operazioni che ormai dovrebbero essere la norma, come l’utilizzo su un monitor esterno o la possibilità di accedere ad un multitasking un po’ più avanzato.

Rispetto alla nostra prova dello scorso giugno iPadOS 15 non è cambiato, se non per alcuni miglioramenti sotto il cofano che hanno posto le basi per un salto ben più marcato, come ad esempio i nuovi limiti per la RAM o la prima implementazione di Concurrency che ha migliorato lo sfruttamento delle CPU multi core. Con la presentazione di iPadOS 16 possiamo finalmente cominciare a vedere i primi frutti di un lavoro iniziato con la presentazione della prima versione di iPadOS nel 2019, ma che solo ora riesce a raggiungere un vero e proprio punto di svolta.

  • IPAD DI SERIE A E DI SERIE… M
  • IPADOS VS IPADOS
  • ORA IPAD È UN COMPUTER?
  • IL VERO SUPPORTO AI MONITOR ESTERNI, FINALMENTE
  • APPUNTAMENTO ALLA BETA PUBBLICA

iPad Pro con M1? Ora comincia ad avere senso

Attenzione però, nonostante le novità che arriveranno con la prossima release sono finalmente incentrate su un utilizzo più produttivo e spinto dei tablet di Cupertino, Apple ha subito messo in chiaro una cosa: iPad continuerà ad essere trattato come un iPad, ovvero una piattaforma distinta dai Mac. Possono esserci delle sovrapposizioni in alcuni ambiti, ma l’azienda ha comunque provato a precisare ancora una volta che la tanto richiesta convergenza non è nei piani e che ogni dispositivo ha bisogno di un suo sistema operativo dedicato.

Al netto di ciò, anche Apple si è però dovuta arrendere all’evidenza, ovvero al fatto che esistono tantissimi utenti che vogliono utilizzare iPad (specialmente se Pro) come il proprio computer principale, motivo per cui si è reso necessario un cambio di rotta che vada proprio in questa direzione. Ecco arrivare quindi le due risposte alle richieste dei possessori di iPad rimasti inascoltati per anni: Stage Manager e il supporto completo ai monitor esterni.

IPAD DI SERIE A E DI SERIE… M

Ma prima di guardare più nel dettaglio le novità introdotte è necessario affrontare il grosso elefante nella stanza: queste funzionalità saranno disponibili solo sugli iPad dotati di SoC Apple M1 e non su tutti quelli che potranno aggiornarsi ad iPadOS 16.

Sebbene i requisiti di compatibilità del nuovo sistema operativo siano abbastanza bassi, al punto che gli unici iPad che rimarranno fermi ad iPadOS 15 saranno l’Air 2 di fine 2014 (ed era anche ora) e il Mini 4 (fine 2015), permettendo quindi anche a molti tablet dotati di SoC Apple A9 e A10 di continuare la propria carriera (nonostante questi chip non siano supportati da iOS 16), il vero salto generazionale nell’esperienza d’uso resterà ad appannaggio di tre modelli: iPad Pro 2021 da 11″, da 12,9″ e iPad Air 5.

Ovviamente in futuro ci saranno altri iPad che rispetteranno i requisiti per accedere a Stage Manager e all’utilizzo completo dei monitor esterni, tuttavia aspettiamoci che anche altri tablet di nuova generazione possano essere tagliati fuori da ciò sin dal day one. In particolare ci riferiamo alle prossime iterazioni di iPad base, per il quale il passaggio ad un chip sul livello di M1 è ancora molto lontano nel tempo.

Difficile capire sin da ora quale sarà il futuro della serie Mini, che con il suo A15 Bionic presente nel modello di sesta generazione (qui la nostra recensione) si trova momentaneamente escluso al pari di tanti altri iPad meritevoli. Sicuramente anche i possessori di iPad Air 4 e di iPad Pro 2020 saranno rimasti con l’amaro in bocca a causa della scelta di Apple (specialmente quelli del Pro, per via dei suoi 6 GB di RAM), tuttavia era chiaro che qualcosa stesse per cambiare e che il passaggio a M1 anche su Air 5 non è stato fatto senza motivo.

iPad Air 5 è l’unico modello non Pro che permetterà di godere della vera esperienza di iPadOS 16

Apple sta puntando a creare un nuovo livello minimo di prestazioni molto elevato per quanto riguarda la possibilità di accedere alle funzionalità avanzate di iPad e la scelta di M1 come base significa poter contare su minimo 8 GB di memoria RAM e un livello di potenza grafica non indifferente. D’altronde per anni si è sempre ripetuto che il supporto dei modelli troppo vecchi avrebbe frenato lo sviluppo di iPadOS e ora è successo proprio quello che in molti auspicavano nei desideri, ma che non erano ancora pronti ad accettare nei fatti.

In ogni caso la scelta di puntare tutto sugli iPad con chip M1 (e successivi) apre le porte ad uno scenario effettivamente inedito, in cui una larga porzione degli iPad continua ad equipaggiare una versione potenziata di iOS, mentre un piccolo gruppo è pronto a spostarsi finalmente sul vero iPadOS. Bisognerà capire per quanto tempo Apple intenderà mantenere questa distinzione (ovvero con che velocità si passerà ad almeno M1 anche sui modelli basi), dal momento che chiamare iPadOS entrambe queste versioni del sistema operativo è quanto meno fuorviante.

IPADOS VS IPADOS

Il salto verso iPadOS 16 per i modelli meno potenti, infatti, non porta con sé novità significative nell’esperienza d’uso. Si tratta poco più di una minor release che migliora alcuni aspetti di app fondamentali come Mail e Messaggi, ma che nel concreto riduce le novità all’introduzione dell’app Meteo e al supporto a Metal 3 per i giochi (serve almeno A13 Bionic in questo caso). Nell’articolo dedicato trovate tutti i dettagli delle novità di iPadOS 16, ma è chiaro sin da subito che nessuna di queste stravolge o migliora l’utilizzo di iPad in scenari di produttività avanzata.

La novità più grande per i possessori di iPad non M1

Ha senso dire che anche questi modelli sono equipaggiati con iPadOS? Non è forse meglio ammettere che in fin dei conti si tratta solo di iOS? Questioni forse di lana caprina, ma che potrebbero cominciare a diventare sensate nel momento in cui l’utente si accorgerà che l’iPadOS di un iPad da 399 euro non fornisce minimamente la stessa esperienza d’uso di quella offerta dal medesimo sistema operativo su un prodotto che costa il doppio. E attenzione, non solo per una questione di chip diversi, ma proprio per una diversa filosofia alla base dell’implementazione dell’OS.

ORA IPAD È UN COMPUTER?

Lasciando quindi in sospeso la questione del vero iPadOS, diamo uno sguardo alle novità che portano realmente il primo cambiamento nel modo in cui si utilizza iPad sin da iOS 9. Quella era stata la versione che aveva portato con sé l’implementazione iniziale di Split View e Slide Over, funzionalità inizialmente disponibili solo su iPad Air 2 ma realmente pensate per il primo iPad Pro che sarebbe arrivato pochi mesi dopo il lancio del sistema operativo.

Dal 2015 ad oggi l’esperienza multitasking su iPad non è mai cambiata nel concreto. Abbiamo visto l’alternarsi di diversi sistemi per accedere alle due funzioni, ma nei fatti si tratta sempre dello stesso modo di utilizzare due applicazioni su schermo diviso o tre quando si aggiunge la terza flottante.

Con l’arrivo di Stage Manager cambia completamente il paradigma con cui vengono visualizzate le applicazioni su iPad, trasportando in finestre flottanti tutte quelle che sono attive nella schermata in uso. Probabilmente Apple non è ancora convinta di questa transizione, motivo per cui Stage Manager deve essere attivato manualmente dall’utente attraverso il Centro di Controllo. Qui è presente una nuova icona che abilita la funzione e, se si tiene premuto sulla stessa, permette anche di visualizzare o meno la dock e le app recenti – quelle a sinistra – quando un’applicazione è in esecuzione.


Qualora si scegliesse di non visualizzare queste opzioni, entrambe restano comunque accessibili spostando il cursore all’estrema sinistra dello schermo (App Recenti) o in basso (Dock) per richiamare le due opzioni oscurate. Il vantaggio di nasconderle è che si può accedere ad un’area di lavoro ben più ampia e ordinata, un dettaglio non da poco considerando che l’utilizzo delle applicazioni iPad in finestra tende a rendere lo schermo molto affollato.

Come anticipato, in modalità Stage Manager ogni nuova applicazione viene aperta all’interno di una finestra e quest’ultima può essere ridimensionata in maniera quasi del tutto libera. Le finestre offrono un buon grado di libertà per quanto riguarda le dimensioni, tuttavia sono sempre legate a precisi rapporti per evitare che il layout venga rotto eccessivamente. D’altronde si tratta di applicazioni pensate comunque per essere renderizzate all’interno di formati ben precisi e quindi è possibile che sia necessario un po’ di lavoro da parte degli sviluppatori di terze parti per rendere più flessibili le proprie applicazioni.


Al netto di ciò non aspettatevi comunque la stessa libertà di un ambiente desktop come Windows o macOS, visto che anche le app di sistema presentano dei layout abbastanza ben definiti. Ad occhio ne abbiamo contato circa una quindicina e questi vanno dalla visualizzazione a schermo intero tradizionale sino alla riduzione ad un formato 16:9 verticale estremamente piccolo che offre la stessa quantità di informazioni che troviamo generalmente sullo schermo di un iPhone SE. Nel mezzo si trovano tutti gli altri layout possibili, che garantiscono comunque una buona versatilità nel momento in cui si vuole organizzare la propria area di lavoro.

In realtà il confronto con iPhone SE per le finestre più piccole non è esattamente corretto, dal momento che gli iPad con M1 ora possono accedere ad una nuova visualizzazione a DPI elevati che aumenta in maniera considerevole la quantità di contenuti disponibili nella stessa area di lavoro. Certo, le scritte tendono a diventare un po’ piccole, ma se si vuole lavorare in uno scenario multi finestra è senza dubbio consigliato passare a questa modalità, in modo da avere più elementi presenti in ogni finestra.

La disposizione di ogni area di lavoro viene salvata come accadeva in precedenza con le configurazioni Split View, quindi è possibile richiamarle dal menù delle App Recenti (quello a sinistra nella nuova UI o dal vecchio multitasking) per poter passare da un’area all’altra. Ognuna di queste può contenere 4 applicazioni in finestra (quindi una in più rispetto a quanto possibile prima) a prescindere dalle dimensioni scelte per ogni app. Aggiungendone una quinta, la meno recente viene rimossa dall’area di lavoro e viene mandata in una separata, ma è comunque possibile riportarla all’interno di quella originaria chiudendo un’app aperta.


Ogni finestra, infatti, ora offre un nuovo menù che è possibile richiamare dai tre puntini in alto, il quale permette di mandare a schermo intero l’app o tornare in modalità finestra, aprire una nuova sessione della stessa app (ancora non attivo) o chiuderla riducendola a icona. Quest’ultima azione equivale al vecchio ritorno alla home e manda l’applicazione in background seguendo le regole tradizionali di iPadOS.

Fintanto che un’app è all’interno di un’area di lavoro attiva, invece, i suoi processi non vengono bloccati, quindi ad esempio è possibile inviare un file su Telegram anche quando l’app di messaggistica è in secondo piano rispetto alle altre finestre o alle altre aree di lavoro.

Con Stage Manager arriva quindi quello che sembra essere a tutti gli effetti un vero multitasking, anche se ancora limitato a scenari precisi (ovvero l’app deve comunque essere in una sessione di lavoro), ma comunque decisamente più flessibile che in passato. questo anche grazie all’introduzione del concetto di memoria di swap anche su iPadOS – sino a 16 GB pescati dalla memoria interna – che finalmente consente al sistema operativo di migliorare la gestione delle app in background, dal momento che non dovrà più ricorrere solo alla RAM fisica per tenere in sospensione le applicazioni, esattamente come avviene su macOS o altri OS.

Allo stato attuale non ha comunque molto senso trarre alcuna valutazione finale su questo aspetto, in quanto ogni applicazione disponibile oggi non supporta ancora iPadOS 16 e anche il codice del sistema operativo è ben lontano dall’essere completo. Abbiamo spesso visto come Apple sia in grado di modificare o addirittura eliminare alcune opzioni nel corso dei suoi lunghi cicli di beta, quindi è troppo presto per poter cantare vittoria. Diciamo che le premesse sono interessanti. Ovviamente le app in finestra supportano tutte le funzionalità di drag & drop che sono presenti ormai da anni su iOS e iPadOS.

IL VERO SUPPORTO AI MONITOR ESTERNI, FINALMENTE

Insomma, se l’esperienza multitasking di iPadOS 16 sembra essere nettamente migliorata, chi cerca quel qualcosa in più con uno schermo esterno sarà altrettanto felice. Arriva finalmente la possibilità di connettere gli iPad M1 a display esterni e sfruttare tutta la superficie disponibile, oltre a poter accedere ad un vero e proprio secondo desktop, ma con qualche accorgimento da tenere ben presente.

Per prima cosa segnaliamo che il supporto è valido solo quando iPad è fisicamente collegato al monitor, quindi se si sceglie di utilizzare una connessione wireless tramite AirPlay 2 si può accedere solo al mirroring dello schermo di iPad. Ciò significa che si torna al classico layout con le barre nere laterali, opzione che può essere sfruttata anche via cavo se lo si desidera.

Se invece si connette un display tramite un adattatore fisico, ora iPad è in grado di utilizzare tutti i 16:9 (o altri formati) a disposizione del pannello. Lo schermo aggiuntivo può essere utilizzato per posizionare altre finestre di lavoro e accedere quindi ad un’esperienza di multitasking ancora più avanzata, dal momento che è possibile tenere attive due aree di Stage Manager alla volta. Anche in questo caso resta attivo il drag & drop dei contenuti anche tra le finestre di schermi diversi e si può riorganizzare la disposizione delle stesse come meglio si crede.

Potete scegliere dove posizionare il monitor esterno

Oltre a ciò iPadOS 16 permette anche di selezionare la posizione del secondo monitor rispetto ad iPad e vi permette anche di modificare i DPI del pannello esterno in maniera indipendente rispetto a quelli del tablet, in modo da adattare la visualizzazione alla risoluzione dello schermo. Insomma, si tratta a tutti gli effetti del vero supporto che ci si aspettava con iPadOS 15, ora pronto a giungere su tutti gli iPad M1 in una forma quasi perfetta.

Diciamo quasi in quanto manca la possibilità di utilizzare solo lo schermo esterno, visto che è comunque necessario tenere acceso anche quello del tablet, quindi il comportamento è diverso da quello di un MacBook: d’altronde Apple ha confermato di voler continuare a trattare in maniera distinta questi prodotti.

APPUNTAMENTO ALLA BETA PUBBLICA

Questo vuole essere solo un nostro primo sguardo alle novità più attese di iPadOS e rimandiamo tutte le eventuali valutazioni e gli approfondimenti al momento del rilascio della prima beta pubblica, quando il sistema operativo sarà finalmente pronto per poter essere testato anche da un pubblico più ampio di quello a cui si rivolge la beta attuale.

In ogni caso iPadOS si presenta sin da subito come un aggiornamento decisamente promettente e in grado di imprimere quella svolta che era ormai necessaria e attesa da tempo. L’unico elemento da segnalare sin da subito è che tutta l’esperienza che orbita attorno a Stage Manager è decisamente più godibile quando si utilizzano tastiera e mouse/trackpad esterni, mentre se si vuole ricorrere al touch è più pratica la vecchia interfaccia pensata per questo sistema di input.

Per capire se iPad è finalmente pronto ad essere il computer per molti bisognerà aspettare il rilascio ufficiale di iPadOS 16, quando anche gli sviluppatori potranno cominciare ad adattare le proprie applicazioni al nuovo ambiente di lavoro. Dopo anni di attesa dell’anno di iPad, sembra che finalmente il 2022 possa essere quello giusto.

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