PlayStation VR2 Recensione: il visore per PS5 è un concentrato di potenza

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PlayStation VR2 Recensione: il visore per PS5 è un concentrato di potenza
playstation vr2 recensione: il visore per ps5 è un concentrato

Abbiamo provato a lungo il PlayStation VR2 e ci ha regalato un’esperienza altamente immersiva: scoprite il perché nella recensione!

PlayStation VR2 Recensione
Recensione: PlayStation 5

Quando ha fatto il suo debutto nel 2016, il primo PSVR ha avuto il merito di catalizzare l’attenzione del grande pubblico nei confronti di un orizzonte tecnologico, quello della realtà virtuale, ancora relativamente giovane e acerbo, contribuendo alla diffusione di device considerati “di nicchia” e all’evoluzione creativa di questo particolare segmento, al netto di limiti tecnici piuttosto stringenti. Con all’attivo sei milioni di pezzi venduti, Sony si prepara ora a lanciare un nuovo dispositivo partendo da presupposti completamente differenti, per certi versi agli antipodi rispetto a quella prima esperienza, e affacciandosi su un mercato profondamente diverso.

PlayStation VR2 è un visore che punta ad offrire un’esperienza spiccatamente “premium”, grazie a una dotazione tecnica pensata per spremere a fondo l’hardware di PS5, sostanzialmente in linea con gli standard più elevati dell’attuale panorama VR. Presupposti che si traducono in un prezzo sì elevato ma non eccessivo, coerente con i caratteri di un’esperienza utente di grande qualità. Dopo la recente prova di PlayStation VR2 condotta da Alessandro Bruni, siamo dunque pronti ad analizzare nel dettaglio ogni aspetto del nuovo visore targato Sony. Mettetevi comodi, il futuro della realtà virtuale passa da qui!

Una continuità intelligente

Il nuovo hardware di PlayStation si presenta con un packaging semplice ma efficace, scelta che sembra sin da subito delineare una precisa filosofia: una volta aperta la confezione e rimosso il primo e unico box che contiene la manualistica, un singolo cavo di ricarica USB-C, l’archetto auricolare e i relativi gommini sostitutivi di due misure (piccola e grande, mentre la taglia media è già preinstallata), il visore e i due controller PlayStation VR2 Sense appaiono alloggiati negli appositi vani, senza fronzoli di sorta a fare da contorno e ben protetti da una corposa dotazione di carta gommata.

Una volta estratte tutte le componenti (per approfondire, ecco il video unboxing di PlayStation VR2), balza subito all’occhio la continuità stilistica tra PlayStation 5 e il neonato set per la realtà virtuale: linee, forme, colori, il design nella sua totalità e persino i materiali rimandano immediatamente alla console ammiraglia di Sony e vi entrano in simbiosi dal punto di vista pratico, in maniera piuttosto intelligente. La parte frontale del visore, che nasconde il cuore tecnologico del dispositivo, è protetta da una visiera in solida plastica bianca uniforme e dalla silhouette rotondeggiante, su cui spiccano i quattro sensori posti simmetricamente alle estremità, mentre sui lati è possibile intravedere il blasone traslucido di PlayStation.

Nella parte centrale l’unico LED di segnalazione si mimetizza con lo sfondo e apre la strada alla zona inferiore, che spezza le linee con la colorazione nera di una superfice su cui sono posizionati gli unici due tasti del device, uno di accensione e l’altro per attivare la visione tramite telecamere, nonché il microfono integrato.

La parte superiore ospita invece una piccola insenatura che nasconde le prese di aerazione, al centro delle quali spunta un logo di Sony: in questa zona è collocato un tasto che consente la regolazione verticale delle lenti, e una rotellina che ne calibra la distanza orizzontale. La zona interna del dispositivo, in plastica rigida e di colore nero, è riservata al comparto ottico: le lenti e la telecamera all’infrarosso per il tracciamento oculare sono entrambe ben protette da una membrana in gomma, che le isola perfettamente e blocca le interferenze causate dall’illuminazione esterna. Tra le due lenti si fa strada l’alloggiamento per il setto naso, anche questo circondato da uno strato di gomma morbida. Il compito di sostenere PlayStation VR2 è affidato ad un archetto composto da due segmenti. La fascia frontale, in solida plastica bianca, si aggancia al corpo del visore tramite un piccolo “ponte” e un perno semielastico. La parte superiore presenta una finitura rigida cui aderisce un cuscinetto flessibile che, una volta indossato il dispositivo, poggia sulla fronte del giocatore trasformandola nel baricentro dell’apparecchio.

Procedendo verso il lato del visore le linee si ristringono fino al punto di giunzione con la fascia posteriore, che nasconde il meccanismo di regolazione dell’ampiezza, facilmente utilizzabile grazie ad una comoda ruota posta all’estremità dell’arco. Girandola è possibile stringere il dispositivo intorno alla testa, mentre premendo il tasto a scatto l’archetto si allarga e permette di rimuovere PlayStation VR2 con facilità.

Anche in questo caso un ampio cuscino provvede a mantenere il visore ancorato alla nuca e al contempo ne aumenta il profilo ergonomico. Nella parte inferiore si trova l’ingresso delle cuffie accompagnato da un altro foro in cui vanno ad agganciarsi gli auricolari “a girocollo”, che aderiscono perfettamente alla superficie dell’arco principale.

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Due nicchie in gomma poste ai lati, e facilmente raggiungibili con le mani, sottolineano l’attenzione per i dettagli che Sony ha riservato al suo nuovo prodotto: queste infatti servono a bloccare gli auricolari, proteggendoli e facilitandone l’utilizzo.

Infine il cavo USB-C: solido, spesso, sufficientemente lungo (circa 4 metri), saldamente posizionato nella parte sinistra e leggermente piegato in avanti così da permettere il collegamento alla console limitando al minimo ogni tipo di intralcio. I PlayStation VR2 Sense partono dagli stessi presupposti del visore. Anche in questo caso infatti gli elementi di contatto con il DualSense sono immediatamente individuabili: i due controller riprendono in tutto e per tutto il concept del pad di PS5, convertendolo alle esigenze delle realtà virtuale. La forma ergonomica facilita l’impugnatura e il corretto posizionamento delle dita. Una volta stretti ai polsi i laccetti di sicurezza disposti nella parte interna e impugnato lo stick, gli indici toccano naturalmente i trigger R1/L1 mentre i medi cadono sugli ampi tasti R2/L2 posti lateralmente. Tutti gli altri controlli sono demandati ai pollici: Cerchio, Croce, tasto Opzioni, tasto PS e levetta/R3 sul dispositivo destro, Triangolo, Quadrato, tasto Crea, tasto PS e levetta/L3 su quello sinistro. Le due levette oppongono una buona resistenza e la texture ruvida che le circonda accentua il grip limitando il rischio di movimenti involontari. La struttura circolare che avvolge i controller contribuisce al loro bilanciamento, e nel complesso questi risultano al contempo solidi e leggeri, ben progettati in relazione agli scenari d’utilizzo.

Al di là delle tante parole spese per descrivere ogni dettaglio del nuovo set VR targato PlayStation, ciò che emerge una volta posti di fronte al dispositivo nel suo insieme è, come anticipato in apertura, l‘estrema semplicità del design che si riflette in tutto e per tutto nel suo utilizzo: un giocatore PS5 non ha bisogno di alcun manuale per iniziare a utilizzare il visore, giacché ogni singola componente è immediatamente riconoscibile. Insomma, la forma di PSVR2 è anche tanta, tantissima sostanza. Tutto questo si ripercuote anche sull’esperienza d’uso su cui torneremo tra poco.

Il balzo tecnologico

La semplicità e l’immediatezza concettuale di PlayStation VR2 nascondono un concentrato di tecnologia e una serie di innovazioni che rimarcano l’intenzione di Sony di offrire un’esperienza di gioco “premium”, unica, immersiva, qualcosa che il mondo del gaming VR ha ad oggi solamente assaggiato. Il tutto a partire da un comparto grafico che poggia le sue fondamenta su uno schermo OLED, con una risoluzione di 2000 x 2040 pixel per occhio, un refresh rate a 90 Hz e 120 Hz, e il pieno supporto all’HDR.

L’indubbia qualità del display viene amplificata dal campo visivo di 110° che porta in dote un maggior “senso di presenza” e facilita il coinvolgimento, riducendo al contempo la percezione del visore stesso. Le lenti Fresnel regolabili sembrano poi esenti dai caratteristici artefatti luminosi solitamente associati a questa tecnologia.

Passando al versante audio, i già citati auricolari “a girocollo” trasmettono chiaramente i pregi del Tempest Engine: il suono è cristallino, profondo e con la virtualizzazione efficace che abbiamo imparato a conoscere su PS5. Sul fronte della sensoristica, a fare la differenza è in primis la telecamera IR per il rilevamento dello sguardo: questo sensore consente il tracciamento oculare con una precisione che rasenta la perfezione e introduce una serie di funzionalità innovative.

La camera è ad esempio in grado di riconoscere le risposte emotive del giocatore (sorrisi, espressioni corrucciate, ecc.) per riprodurle nelle interazioni dell’avatar, fornendo un ulteriore grado di realismo all’esperienza.

Sopra ogni altra cosa però, questa tecnologia apre le porte al foveated rendering, una particolare tecnica che consente di incrementare la qualità grafica delle zone osservate direttamente, in modo da favorire una migliore gestione delle risorse hardware. Infine, e molto più banalmente, una volta abituatisi a navigare tra i menù semplicemente rivolgendo lo sguardo in un determinato punto d’interesse, tornare alla normalità risulta davvero “noioso”. Completano il quadro un sensore di rilevazione del movimento a sei assi (composto da un giroscopio e da un accelerometro) e un sensore di prossimità IR. Meritano una menzione a parte le quattro telecamere collocate nella parte frontale del dispositivo, cui spetta il compito di rilevare la posizione del visore e dei controller, nonché di analizzare con estrema precisione il campo di gioco, senza l’ausilio di torrette o altri strumenti esterni. Alla pressione di un apposito tasto le telecamere offrono poi la possibilità di aprire una finestra sul mondo reale, abbattendo la necessità di togliere il visore per effettuare piccole operazioni o semplicemente per riposizionarsi.

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Questa particolarità, tra l’altro, potrebbe prestarsi ad una moltitudine di applicazioni in AR (augmented reality), anche se Sony al momento non si è espressa su questo fronte. L’obbiettivo di creare un’esperienza immersiva a 360° passa necessariamente dai PlayStation VR2 Sense, che aggiungono al bilancio sensoriale il feedback aptico e i trigger adattivi.

I controller si rifanno in tutto e per tutto alle feature di DualSense ma con alcuni elementi innovativi al seguito. Le vibrazioni sono mosse da un singolo motore incorporato capace di simulare una vasta gamma di sensazioni, mentre i grilletti adattivi oppongono resistenza come nella controparte console, aggiungendo un certo grado di realismo all’interazione ludica.

Anche in questo caso la dotazione di sensori è ricca, a partire da quello di movimento che consente di tradurre i nostri gesti in azioni nel mondo di gioco. Un LED IR permette poi il rilevamento dei controller con una migliore precisione, anche su distanze cortissime (per esempio tra naso e bocca).

La vera chicca sta però nel sensore capacitivo in grado di effettuare il rilevamento tattile delle dita: il pad è quindi in grado di riconoscerne la disposizione, consentendo la simulazione di gesti con un ottimo grado di precisione (se ve lo state chiedendo: si, potrete fare le corna ai vostri nemici virtuali). PlayStation VR2 ha insomma tutte le caratteristiche hardware necessarie a garantire un’esperienza immersiva e per certi versi unica, basata sul giusto mix tra specifiche tecniche e funzionalità.

La dimensione next-gen della VR

Un singolo cavo USB-C da collegare alla console, un click sul regolatore posteriore, qualche attimo di adattamento, auricolari tolti dai vani e posizionati, click sul tasto di accensione: l’esperienza di PSVR2 è immediatamente accessibile. La stessa procedura guidata che va in scena al primo collegamento fa già parte dell’esperienza offerta dal set di Sony: una volta sincronizzati i due Sense, il visore inizierà l’analisi dell’ambiente di gioco con una procedura tanto spettacolare quanto funzionale.

In questa fase sarà possibile scegliere la postura (in piedi o seduti) definendo la relativa area di gioco. PlayStation VR2 consiglia uno spazio di 2 x 2 metri per divertirsi in movimento, mentre non pone limiti optando per la comodità del divano. Fatto questo si passa al tracciamento dello sguardo tramite sensori IR: seguendo alcuni indicatori posti ai margini del campo visivo, prima su fondo nero poi su fondo bianco, il visore si sincronizza con lo sguardo dell’utente.

Ogni singolo passaggio viene illustrato con immagini disposte sull’interfaccia virtuale. Alla fine del processo si può comunque tornare alle singole calibrazioni passando semplicemente dal menù “accessori”, dove nel frattempo sarà comparsa una voce dedicata al dispositivo. In queste prime fasi è impossibile non notare la bontà della costruzione di PSVR2: ogni singola componente sembra calibrata per fornire il massimo comfort possibile, il peso è ben bilanciato e scarica sulla fronte, lasciando libero il naso da fastidi di sorta.

L’archetto posteriore stabilizza ulteriormente il visore e da supporto alla parte anteriore: entrambi i cuscini si adagiano sulla pelle adattandosi alle forme del giocatore senza provocare disagi. Anche chi veste degli occhiali può stare sereno, il vano lenti offre abbastanza spazio da consentire una fruizione agevole. In generale, nel corso della prova non abbiamo mai avuto fastidi alle tempie o alle orecchie. Qualcuno potrebbe storcere il naso per la presenza del cavo di alimentazione ma sappiate che nelle lunghe ore trascorse sui crinali montuosi o tra un’astronave e l’altra, non abbiamo mai percepito il cavo come un intralcio o un impedimento. Al di là della lunghezza generosa, il cavo è inclinato di 45°: questo fattore facilita il direzionamento verso il basso e lo fa spesso aderire alla spalla del giocatore. In questo modo ad ogni cambio di direzione il cavo segue il movimento del corpo senza finire tra i piedi.

Per testare a fondo le possibilità di PlayStation VR2 abbiamo utilizzato diversi giochi e in particolare Horizon Call of the Mountain (ecco la nostra recensione di Horizon Call of the Mountain per PS VR2) d’altronde il titolo di Guerrilla e Firesprite che accompagna il lancio del dispositivo è stato sviluppato proprio con l’intenzione di mostrare le “meraviglie” di cui è capace l’headset.

Entrare, letteralmente, nel mondo di Aloy è un’esperienza che lascia senza fiato, in particolare nelle prime battute. L’alta qualità di visione è immediatamente percepibile: il display OLED restituisce immagini nitide, con colori bilanciati, un buon livello di luminosità e soprattutto con una frequenza di aggiornamento che contribuisce ad aumentare il coinvolgimento, riducendo al minimo l’insorgenza di chinetosi.

Su questo fronte il campo visivo da 110° e le lenti Fresnel personalizzate rappresentano un ulteriore valore aggiunto, massimizzando il “senso di presenza” e riducendo la percezione del visore. Il sensore per il tracciamento degli occhi permette di focalizzare l’attenzione su singoli oggetti e personaggi: gli NPC seguono il giocatore e rispondono agli sguardi, mentre l’engine concentra le risorse hardware in una determinata zona, ottimizzando la qualità grafica del titolo.

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Il visore è poi equipaggiato con un motore per il feedback aptico che lavora in armonia con i controller: nel caso specifico, il rapido passaggio di un Avistempesta o di qualunque altra minaccia provoca una risposta intelligente della vibrazione, che fornisce una serie di stimoli aggiuntivi calibrati in base alla situazione.

Nonostante la mole di componenti e a fronte di parecchie ore consecutive di utilizzo, l’headset non è andato incontro ad alcun problema di surriscaldamento: il sistema di areazione fornisce il flusso d’aria necessario a mantenere le temperature sotto controllo e in generale a fornire un buon ricambio all’interno del vano lenti. L’esperienza VR non può prescindere dall’utilizzo dei controller e anche in questo frangente Sony ha svolto un ottimo lavoro. Prendete un DualSense, spezzatelo in due, adattatelo intelligentemente alla realtà virtuale e avrete PlayStation VR2 Sense. Sembra scontato ma non lo è. Le nuove periferiche per la VR sono immediatamente accessibili a chiunque abbia utilizzato un pad targato Sony: una volta prese le misure con le distanze tra i vari tasti, il gioco è fatto. I controller, collegati tramite Bluetooth 5.1, non offrono mai il fianco a problemi di connessione e tutta la sensoristica equipaggiata lavora all’unisono per garantire la massima precisione dei movimenti. Le batterie integrate agli ioni di litio forniscono il sostentamento necessario a garantire circa 4 ore di gioco consecutive (siamo arrivati a 5 ore alternando alcune fasi di standby) prima di dover ricaricare i due controller. Il feeling con i tasti, con le levette e con i grilletti è già ben noto ai giocatori PS5, così come lo sono le sensazioni offerte dai trigger adattivi.

Nel caso della VR però questo elemento può essere utilizzato per aumentare notevolmente il realismo dell’azione: in Horizon, per esempio, tendere un arco è un’esperienza decisamente fisica, così come lo è arrampicarsi sulla nuda roccia (la presa sulla falesia viene perfettamente restituita dal motore dei Sense). La sensazione di fisicità non si ferma al solo utilizzo dei grilletti adattivi.

Tutte le componenti di PSVR2 lavorano in simbiosi per fornire un senso di profondità e di presenza che raramente abbiamo provato nel campo della realtà virtuale. Telecamere frontali, sensori interni ed esterni, controller: l’elaborazione dei dati provenienti da tutte queste fonti permettono al set di creare un ambiente chiaramente percepibile e sorprendentemente “fisico”. Anche l’utilizzo degli strumenti musicali disseminati per il mondo viene fedelmente riprodotto: sbattere la mano sul tamburo virtuale non è mai stato così reale.

Persino i limiti imposti dalla calibrazione del terreno di gioco contribuiscono alla pregevolezza dell’esperienza utente, e vengono segnalati, anche visivamente, ogni volta che li si attraversa. Per finire, la combo tra qualità visiva, precisione dei sensori e feedback aptico/trigger adattivi ha tutte le carte in regola per fornire un’esperienza virtuale profonda e realistica. Le capacità del visore da sole però non bastano. Molto dipenderà infatti da quanto supporto gli verrà fornito e da come gli sviluppatori saranno in grado di sfruttare le caratteristiche di PSVR2 e di PS5: un nodo, quest’ultimo, che in ultima battuta andrà a definire il successo della proposta di Sony, così come il valore dell’investimento richiesto agli utenti.

PlayStation VR2
PlayStation VR2Versione Analizzata PlayStation 5PlayStation VR2 è un headset per la realtà virtuale che ha l’ambizione di competere con i pesi massimi della categoria e ha tutte le carte in regola per riuscire nel suo intento. Il giusto mix tra qualità di visione e sensoristica avanzata mette a disposizione degli sviluppatori una serie di strumenti piuttosto innovativi che aprono potenzialmente le porte ad un ventaglio di possibilità ancora inesplorate nel campo della VR. L’immediatezza dei controller e la comodità del casco completano il quadro, consegnandoci un visore completo e funzionale sotto diversi punti di vista. La solidità dell’hardware e l’iniziale effetto “wow” da soli non bastano: il successo di PSVR2 passerà inevitabilmente dal supporto software che l’azienda (e il mercato) decideranno di concedergli. Costa 599,99 Euro: un prezzo alto ma non eccessivo per un dispositivo del genere.